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Progetto FanDiabet&Giovani sul Diabete Mellito 1

È partito “FanDiabet&Giovani” il progetto promosso dall’Associazione italiana diabetici (FAND), con l’obiettivo di proteggere, supportare e aiutare i giovani affetti da diabete mellito tipo 1 nella delicata fase di passaggio che segna la transizione delle cure dal Centro di Diabetologia Pediatrica alle strutture per adulti, che se gestita male può essere causa di un peggioramento della prognosi della malattia. Questo passaggio, con il cambiamento che comporta, suscita spesso paure e ansie legate a svariati fattori: non conoscenza della nuova struttura – inteso come spazio fisico, personale medico e infermieristico – diverse modalità di approccio alla persona e al diabete, abbandono di un iter ormai consolidato negli anni, distacco da figure significative e rassicuranti. L’entrata nel mondo degli adulti, infatti, implica una relazione medico-paziente più formale, resa ancor più difficile dall’impossibilità d’incontrare coetanei durante i controlli. Per il giovane ragazzo in questo delicato momento può subentrare il timore di confrontarsi con pazienti più anziani, la difficoltà a rinunciare alle ‘premure protettive’ a cui sono abituati e l’interruzione del rapporto affettivo con il team curante. D’altro canto per la famiglia si paventa la diffidenza nei confronti di una nuova struttura e l’esclusione definitiva dalla gestione della patologia del figlio. I rischi di una cattiva gestione di questa fase possono determinare una serie di inconvenienti, primo tra tutti il fatto che il ragazzo non si rechi in nessuna delle due strutture peggiorando considerevolmente il controllo metabolico. A questo proposito, molto importante è il ruolo che possono ricoprire le associazioni delle persone con diabete, operando quale raccordo tra le strutture, facilitando l’accesso e il percorso di giovani e famiglie, anche favorendo la conoscenza di percorsi...

La tiroide nei soggetti fumatori

  Anche se il fumo di sigaretta influisce, con meccanismo ancora non chiarito, sulla funzionalità della ghiandola tiroidea. La gran parte degli studi ha rilevato che nei fumatori vi sono livelli ormonali più bassi di TSH e livelli più elevati di ormoni tiroidei (Ft3 e FT4) rispetto ai non fumatori, come se si verificasse una condizione di iperattivazione funzionale della tiroide con aumentato rischio di sviluppare l’ipertiroidismo autoimmune. La buona notizia è che tale alterazione è completamente reversibile se si smette di fumare. Quindi cosa aspettate? Anche la tiroidite di Hashimoto e la disfunzione tiroidea post-partum sono state anche associate al fumo. Inutile sottolineare che in gravidanza il fumo è assolutamente...

Irsutismo e farmaci antiandrogeni

L’irsutismo è quel fenomeno di crescita anomala di peli in persone di sesso femminile, in sedi dove normalmente è assente, si caratterizza in pratica con l’eccessiva crescita dei peli terminali e disposti in zone dove il loro sviluppo è minimo o assente. L’irsutismo può essere di due tipi: l’ipertricosi o anche Irsutismo androgeno-indipendente dove i peli del corpo si trovano in tutto il corpo sparsi senza concentrazione in determinate zone Irsutismo androgeno-dipendente caratterizzato dal funzionamento anomalo degli ormoni androgeni porta ad una manifestazione localizzata nelle zone tipiche dei caratteri sessuali secondari. Invece il virilismo è l’associazione di irsutismo con altri segni di mascolinizzazione ed è di solito espressione di neoplasie di alcune ghiandole endocrine. Nella grande maggioranza dei casi, l’irsutismo si caratterizza come una patologia idiopatica, nella quale si esprime un’aumentata sensibilità della cute agli androgeni. Nell’irsutismo secondario, alcune malattie endocrine (ovaio policistico, malattia di Cushing, acromegalia, tumori surrenalici ed ovarici) provocano un aumento della produzione di androgeni. L’irsutismo iatrogeno è prodotto da farmaci come anabolizzanti, androgeni, corticosteroidi. Prima di instaurare una terapia è opportuno accertarsi che alla base non ci sia un tumore. Qualora venisse confermata la presenza di un tumore è necessario procedere alla sua asportazione. I farmaci indicati per il trattamento dell’irsutismo sono gli estroprogestinici ed i farmaci antia-androgeni (Ciproterone, Flutamide) da assumere per 6-12 mesi. Da tenere presente che i farmaci anti-androgeni possono causare femminilizzazione del feto maschio nel caso in cui la donna assuma questi farmaci all’inizio della gravidanza, pertanto si consiglia sempre una visita dal proprio endocrinologo di fiducia...

La Sindrome di Down e la Funzionalità Tiroidea

La Sindrome di Down, la più comune anomalia cromosomica nell’uomo, si stima interessare circa 1 bambino su 690 nati negli USA ogni anno. Nel 95% dei casi la sindrome di Down è causata da un evento meiotico non disgiunzionale che dà luogo alla trisomia 21 (47 XX + 21). La non disgiunzione si verifica in un gamete (cellula uovo o spermatozoo) nel corso della meiosi I allorquando non si verifichi la separazione dei cromosomi omologhi in metafase I o nel corso della meiosi II allorquando non si verifica la separazione dei cromatidi fratelli. La trisomia 21 è causa del 95% circa delle Sindrome di Down osservate, con l’88% proveniente dalla non disgiunzione nel gamete materno e l’8% proveniente da quello del gamete paterno. La maggior parte dei bambini con la Sindrome di Down presentano ritardo mentale da lieve a moderato, oltre che patologie che coinvolgono diversi organi quali apparato cardiovascolare, respiratorio e gastrointestinale, così come la tiroide che richiede una valutazione e controllo precoce ed appropriato. FUNZIONI E DISFUNZIONI TIROIDEE La disfunzione tiroidea si determina nel 4-18% dei bambini con Sindrome di Down. L’ipotiroidismo è la condizione più comune e può esser dovuta all’assenza della tiroide alla nascita (ipotiroidismo congenito) o all’attacco della tiroide da parte del sistema immunitario (ipotiroidismo autoimmune). Ipotiroidismo congenito Questa è una delle cause più comuni di ritardo mentale e la sua incidenza nella popolazione si stima essere di 2000-4000 casi. Il sesso femminile risulta colpito due volte di più del sesso maschile. Cause di ipotiroidismo congenito includono: malformazione o assenza della tiroide, disormogenesi e deficit di iodio materno. Nei pazienti con Sindrome di Down, l’incidenza riportata di ipotiroidismo congenito è significativamente maggiore, con un...

Le nuove frontiere dell’endocrinologia

Ultimamente i giornali e le Tv stanno diffondendo la notizia della possibilità, per ora solo teorica, di impiantare in un paziente privo di tiroide (tiroidectomizzato) una “nuova” ghiandola tiroidea fatta crescere in laboratorio, partendo da cellule dello stesso paziente. Questa tecnica permetterebbe al paziente trapiantato non dover assumere la terapia sostitutiva con levotiroxina (Eutirox, Tirosint) per tutta la vita, come avviene attualmente. Sia ben chiaro: è un progetto in fase di studio, ancora nelle fasi iniziali sull’uomo, e quindi attualmente non ancora praticabile nella pratica clinica. Tuttavia, sono in corso studi finalizzati a valutarne la realizzabilità. Gli studi che si stanno realizzando hanno già dimostrato che è possibile trasformare cellule staminali pluripotenti in cellule tiroidee perfettamente funzionanti. Queste cellule, trapiantate in topi privi della tiroide, sono state in grado di produrre ormoni in quantità sufficiente da evitare l’insorgenza di ipotiroidismo. Naturalmente, se tutto ciò sia possibile anche per l’uomo, ci vuole ancora del tempo per poterlo affermare con certezza. Tuttavia la possibilità di riprodurre la tiroide partendo da cellule dello stesso soggetto comporta, potenzialmente, indubbi vantaggi in termini di compatibilità, di assenza di rigetto, di quantità di farmaci da somministrare. Per questo, sono in corso collaborazioni tra l’Università di Bruxelles e l’Università Cattolica di Roma finalizzate a valutare anche l’applicabilità tecnica della scoperta, in quanto una volta ricreata, la “nuova” ghiandola tiroidea, va impiantata chirurgicamente nel collo del paziente. E come comprensibile, per questo passaggio, ci vuole una stretta collaborazione tra la bioingegneria e la chirurgia. Ogni anno, in Italia, oltre 40mila pazienti vengono sottoposti ad intervento sulla tiroide (il 30% circa per tumore tiroideo) che comporta l’asportazione chirurgica della ghiandola. Questi dati...