Le malattie tiroidee rappresentano i disturbi endocrini più comuni, e la loro incidenza tende ad aumentare con l’avanzare dell’età. A causa dell’incremento dei fenomeni autoimmunitari, il 15% delle donne oltre i 60 anni presenta una tiroidite autoimmune che spesso determina lo sviluppo di ipotiroidismo. È anche frequente la presenza di noduli alla tiroide, soprattutto nelle aree a carenza iodica, che possono condizionare lo sviluppo di ipertiroidismo. Il problema è spesso di difficile identificazione, perché i sintomi sono molto generici e possono essere confusi con gli effetti di un fisiologico processo di invecchiamento. Una corretta interpretazione dei livelli ormonali tiroidei è per questo indispensabile al fine di inquadrare la situazione in maniera accurata. Da questo punto di vista il test diagnostico che prevede il dosaggio del TSH è l’esame più preciso a disposizione: per una efficace prevenzione sarebbe opportuno effettuarlo tempestivamente per evidenziare e correggere eventuali disfunzioni della sintesi ormonale tiroidea. Il trattamento dell’ipotiroidismo nell’anziano, analogamente ai soggetti più giovani, consiste in una terapia ormonale sostitutiva, soltanto con dosaggi leggermente inferiori. L’attenzione è in questo caso rivolta a evitare l’ipertiroidismo che può esporre il paziente al rischio di complicanze cardiovascolari. È pertanto importante riconoscere precocemente anche gli ipertiroidismi spontanei e trattarli in modo adeguato con i farmaci tireostatici o la terapia...
La disfunzione erettile può essere un segno d’allarme per la presenza di alcune malattie e tra le varie bisogna sottolineare – secondo una ricerca recentemente pubblicata – che ci potrebbe essere una manifestazione clinica precoce del diabete. Infatti ricerche scientifiche di recente uscita hanno suggerito come la disfunzione erettile sia un indicatore precoce di malattie di cuore e vasi (cardiovascolari). La disfunzione erettile consiste nell’incapacità di raggiungere e mantenere un’erezione sufficientemente valida da consentire un rapporto sessuale soddisfacente e l’eiaculazione nella vagina. Il meccanismo dell’erezione può essere alterato da molteplici fattori, alcuni dei quali sono di tipo psicologico, mentre altri possono essere legati a malattie croniche come il diabete o ad alterazioni dei vasi che ostacolano il passaggio del sangue. Le malattie cardiovascolari sono una delle principali cause di morte nei paesi occidentali. Nonostante l’alto rischio associato a queste malattie, in molti soggetti esse non vengono diagnosticate, se non quando creano problemi gravi. Il riconoscimento tempestivo delle persone a rischio sarebbe invece di grande utilità per poter attuare un’adeguata prevenzione, soprattutto negli uomini che, oltre ad essere a rischio più elevato rispetto alle donne, sono spesso più contrari a modificare abitudini di vita a rischio e a curarsi. Skeldon e collaboratori hanno condotto uno studio mirato a valutare se la disfunzione erettile fosse associata a fattori indicativi di rischio di malattie del metabolismo o di cuore e vasi sanguigni non ancora individuate. Sono stati esaminati i dati di soggetti di età superiore ai 20 anni; la presenza di disfunzione erettile è stata verificata tramite un apposito questionario. Si è poi valutata la presenza di malattie non diagnosticate, come ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e diabete. I risultati hanno...
La terapia sostitutiva con testosterone potrebbe apportare un doppio beneficio agli uomini con diabete di tipo 2 e bassi livelli di testosterone. La sostituzione ormonale non solo normalizza i loro livelli di testosterone ma aumenta anche la sensibilità insulinica dei pazienti, riferiscono alcuni ricercatori statunitensi su “Diabetes Care”. Gli scienziati dell’Università di Buffalo (New York) hanno condotto uno studio randomizzato su 94 uomini con diabete di tipo 2. Prima del trattamento, 44 partecipanti con bassi livelli di testosterone presentavano livelli notevolmente inferiori dei geni di segnalazione dell’insulina e, di conseguenza, avevano una sensibilità insulinica ridotta. Per 24 settimane hanno ricevuto un’iniezione di testosterone oppure un placebo. Lo studio ha dimostrato che la sensibilità insulinica era notevolmente aumentata con le iniezioni di testosterone. Quale risposta all’insulina, l’assorbimento di glucosio nei tessuti è aumentato del 32 per cento. Inoltre, vi era un aumento nell’espressione dei principali geni di segnalazione dell’insulina. Non solo, il trattamento ha condotto a una riduzione significativa del grasso corporeo e, contemporaneamente, a un aumento della massa muscolare, ciascuno di tre chilogrammi (mentre non vi era alcuna alterazione del peso corporeo). Sebbene i livelli di HbA1c non fossero alterati, i livelli glicemici a digiuno si sono ridotti considerevolmente di dodici milligrammi per decilitro. Secondo i ricercatori, potrebbe essere necessario un trattamento più lungo per mostrare effetti sui livelli di HbA1c. “Si tratta della prima evidenza definitiva del dato che il testosterone è un sensibilizzatore dell’insulina e quindi un ormone metabolico”, ha sottolineato l’autore senior Paresh Dandona. Per maggiori informazioni o per prenotare una visita endocrinologica clicca sull’immagine sottostante 🙂 Fonte:...
Gli adolescenti che consumano bevande energetiche contenenti caffeina possono manifestare un aumento dei livelli di insulina e problemi nel controllo dello zucchero nel sangue. Questo è quanto suggerito in una ricerca della International Federation a Vancouver presentata al “World Diabetes Congress” . Difatti questi tipi di bevande potrebbero contribuire a un accresciuto rischio metabolico. I ricercatori dell’Università di Calgary hanno incluso 20 adolescenti (dai 13 ai 19 anni, e un numero equivalente di maschi e femmine) nel loro esperimento. È stato chiesto loro di bere una bevanda energetica contenente caffeina e una decaffeinata (entrambe senza zucchero) a digiuno. Quaranta minuti più tardi, sono stati sottoposti al test del glucosio orale standard di due ore. Sono stati raccolti campioni ematici prima di consumare la bevanda, all’inizio del test e, di nuovo, dopo 30, 45, 60, 90 e 120 minuti. I risultati hanno dimostrato che i livelli di glicemia aumentavano del 25 per cento durante il periodo di misurazione di due ore dopo l’ingestione della bevanda energetica contenente caffeina rispetto al gruppo di controllo. L’aumento era accompagnato da un incremento del 26 per cento nei livelli di insulina. Dal momento che l’emivita della caffeina va da quattro a sei ore, i ricercatori presumono che il consumo di caffeina possa incidere sulla regolazione del glucosio per diverse ore dopo l’ingestione. L’autrice dello studio Jane Shearer ha espresso i suoi timori affermando che “l’innalzamento di glucosio e insulina potrebbero contribuire a un accresciuto rischio metabolico nel corso della vita in soggetti suscettibili, tra cui diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari”. Per maggiori informazioni o per prenotare una visita endocrinologica clicca sull’immagine sottostante...
Questo articolo ha l’obiettivo di fare un po’ di chiarezza sul diabete di tipo 2, tuttavia il consiglio è sempre quello di rivolgervi al vostro medico specialista endocrinologo di fiducia, mi raccomando Diabete Tipo 2 Il diabete mellito di tipo 2 è certamente la forma di diabete più frequente (infatti colpisce circa il 90% dei casi) ed è prettamente tipico dell’età adulta (a differenza del diabete tipo 1 che è per l’appunto chiamato diabete infantile). È caratterizzato da un duplice difetto: non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina per soddisfare le necessità dell’organismo (deficit di secrezione di insulina) oppure l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza). Il risultato, in entrambi i casi, è il conseguente incremento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia). Questo tipo di diabete è detto non insulino-dipendente perché l’iniezione di insulina esterna – come invece accade con il diabete di tipo 1 – non è di vitale importanza. Le cause alla base dell’insorgenza della malattia vanno generalmente ricercate in fattori ereditari ed ambientali. Attraverso studi approfonditi si è evidenziato che esiste un fattore di trasmissione ereditario, non ancora ben chiarito, che espone alcune popolazioni o addirittura alcune famiglie a tale patologia. Alla ereditarietà si affiancano aspetti caratteristici della persona quali l’obesità: le cellule hanno bisogno di zucchero per vivere, tanto maggiore è il numero di cellule da alimentare tanto maggiore sarà il fabbisogno di insulina. Nelle persone obese, quindi, l’insulina viene prodotta ma non in quantità sufficiente. La vita sedentaria, lo stress e alcune malattie ricadono nell’elenco dei fattori ambientali scatenanti. Esse impongono al pancreas un lavoro aggiuntivo poiché aumentano il fabbisogno di...