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Oligomenorrea

Con il termine oligomenorrea si intende un disturbo del ciclo mestruale che si manifesta con un ritardo del ciclo che supera i 4 giorni. Tale alterazione è abbastanza comune soprattutto fra le donne giovani, durante il primo anno di mestruazioni. I fattori scatenanti del disturbo sono molteplici, sia a livello fisico che di natura psicologica. E come sempre, per conoscere i rischi e i rimedi più adatti per la propria situazione, il consulto dal proprio endocrinologo di fiducia è indispensabile 🙂 Oligomenorrea: i sintomi Come è facile immaginare, il sintomo più evidente dell’oligomenorrea c’è certamente il ritardo del ciclo, tuttavia si possono verificare anche tanti altri segnali, come, per esempio, i dolori addominali. C’è poi da considerare che il nostro orologio biologico non è preciso, per cui è possibile che si possano avere dei leggeri ritardi o delle variazioni nel ciclo. Nello specifico caso dell’oligomenorrea, l’intervallo tra una mestruazione e l’altra supera i 32-35 giorni. Oligomenorrea: le cause Le cause di questo disturbo del ciclo sono varie e possono cambiare a seconda della persona: nelle donne di giovane età il disturbo è abbastanza diffuso, ma non perché ci siano delle problematiche che riguardano l’apparato genitale, ma solo perché il tutto è dovuto al fatto che l’organismo deve ancora assestarsi. Quando invece l’oligomenorrea si verifica in età più adulta, tale disturbo potrebbe essere causata da iperandrogenismo: un tasso elevato di ormoni maschili. Ulteriori cause possono anche essere l’ovaio multifollicolare e l’ovaio policistico. Altre cause sono costituite dallo stress, dalla stanchezza, dalle ansie e dalle preoccupazioni. Oligomenorrea: la cura La cura per l’oligomenorrea deve essere affidata all’endocrinologo di fiducia, che può prescrivere dei farmaci progestinici, una terapia ormonale in grado di regolarizzare il ciclo mestruale. A volte il problema potrebbe essere trattato, cercando di...

Polimenorrea

Polimenorrea: quando il ciclo viene in anticipo Quando una mestruazione si presenta con un anticipo di almeno tre giorni siamo in presenza della polimenorrea, un tipico disturbo del ciclo mestruale abbastanza comune. Se il fenomeno è isolato, non capita frequentemente cioè non si ripete nei cicli successivi, non deve destare troppa preoccupazione, ed in questo caso magari la stanchezza e lo stress possono giocare un ruolo determinante. Se invece la polimenorrea tende a ripresentarsi siamo in presenza di un caso molto diverso. In questa specifica evenienza bisogna procedere con l’esecuzione di dosaggi ormonali per rilevare eventuali alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio. Frequentemente il problema è legato ad una “insufficienza luteale” ovvero ad una inadeguata produzione di progesterone da parte dell’ovaio nella seconda parte del ciclo mestruale. Invece ulteriori possibili cause possono essere iperprolattinemia, alterazioni tiroidee e così via. Cause di polimenorrea La polimenorrea è causata da una riduzione dello stadio proliferativo (chiamata anche fase preovulatoria) oppure da una diminuzione della fase secretiva (definita invece fase postovulatoria): il primo caso non deve destare preoccupazioni, mentre il secondo potrebbe essere, nei casi più gravi, spia d’infertilità (la donna non riesce a portare a termine la gravidanza). In più è stato registrato da un punti di vista statistico che le donne con malattie cardiache sono predisposte maggiormente a manifestare polimenorrea. Il fenomeno può essere influenzato da un’alterazione a livello dell’endometrio: quando la mucosa della cavità interna uterina (cioè l’endometrio) non risponde più correttamente ad uno stimolo ormonale può comparire polimenorrea. Anche le modulazioni endocrine possono concorrere all’accorciamento del periodo tra una mestruazione e l’altra, così come la presenza di neoplasie uterine (es. fibromi): in genere, la presenza di miomi è associata anche a metrorragia e menorragia. Incidenza...

Come avviene il ciclo mestruale?

Quando parliamo di “ciclo mestruale” naturalmente intendiamo quel periodo (in media) di ventotto giorni, che passa fra l’inizio di una mestruazione e l’inizio di quella successiva. Comunemente ormai il termine ciclo mestruale viene usato per indicare la mestruazione, cioè la perdita di sangue ciclica, che dura (sempre in media) dai tre ai sette giorni. Come avviene il ciclo mestruale? Ogni 28 giorni (attenzione, il periodo non è mai preciso, ma si tratta di una media, se avete dubbi parlate con il vostro endocrinologo di fiducia) l’endometrio ovvero il tessuto che ricopre internamente la cavità uterina, per alcune cause ormonali “si stacca” e, insieme al sangue che si libera dai vasi sottostanti, fuori esce e viene eliminato all’esterno del corpo, causando un perdita di sangue misto a frustoli di endometrio. Questo fenomeno costituisce la mestruazione. La regolarità e la ciclicità del ciclo mestruale – durata media di 28 giorni, ma normalmente può andare dai 25 ai 36 giorni – è legata ad un preciso controllo ormonale del fenomeno. Implicati in questo controllo ci sono tre strutture dell’organismo, l’ipotalamo, l’ipofisi e le ovaie: ipotalamo è una piccola parte del cervello umano che gioca un ruolo fondamentale nel controllare l’attività dell’ipofisi, tramite il rilascio di sostanze dette fattori di rilascio. Nel ciclo mestruale di fondamentale importanza è il cosiddetto GnRH, cioè il fattore di rilascio delle gonadotropine, che “comunica all’ipofisi” gli “ordini da impartire” all’ovaio. ipofisi è una piccola ghiandola contenuta nella scatola cranica al di sotto degli emisferi cerebrali, la quale è in grado di produrre ormoni in grado di “comandare” l’attività di tutte le ghiandole a secrezione interna del corpo umano....

Come curare la tiroidite?

Cos’è la tiroidite? La tiroidite è una patologia che fa parte di quel gruppo di malattie definite autoimmuni, cioè quelle patologie causate dal fatto che l’organismo non riconosce più un proprio organo come il proprio e lo attacca con i propri anticorpi trattandolo come un comune nemico. È nota anche come tiroidite di Hashimoto, perché a scoprirla fu un medico nipponico (da cui prende il nome) che la descrisse nei dettagli. La tiroidite è una delle malattie più frequenti a cui va incontro la tiroide, ed è una vera e propria infiammazione dell’organo dovuta all’attacco dello stesso organismo. A soffrire maggiormente di questa patologia sono le donne che si ammalano 5 volte di più degli uomini ad un’età intorno ai 45 anni in su, ma non mancano i casi di tiroidite giovanile. Non si conosce una vera e propria causa scatenante della tiroidite autoimmune, ma come spesso accade con questo tipo di malattie croniche, la predisposizione genetica e familiare potrebbe partecipare all’esordio della malattia, aggiungendo poi che alcune malattie infettive su base virale possono essere implicate anch’esse quali cause indirette, alla stregua degli stessi fattori ambientali e ormonali i quali, anch’essi, possono partecipare allo stesso modo. Sintomatologia Molte volte il paziente affetto da tiroidite non ravvisa alcun cambiamento del proprio stato di benessere per lungo tempo, ed è solo col passare del tempo che – intervenendo una vera e propria alterazione della ghiandola – si verifica uno squilibrio degli ormoni secreti e solo così il soggetto è spinto a recarsi dal proprio medico per lamentare una serie di sintomi che non riesce più a spiegarsi. La stanchezza cronica senza motivo protratta nel...

Progetto FanDiabet&Giovani sul Diabete Mellito 1

È partito “FanDiabet&Giovani” il progetto promosso dall’Associazione italiana diabetici (FAND), con l’obiettivo di proteggere, supportare e aiutare i giovani affetti da diabete mellito tipo 1 nella delicata fase di passaggio che segna la transizione delle cure dal Centro di Diabetologia Pediatrica alle strutture per adulti, che se gestita male può essere causa di un peggioramento della prognosi della malattia. Questo passaggio, con il cambiamento che comporta, suscita spesso paure e ansie legate a svariati fattori: non conoscenza della nuova struttura – inteso come spazio fisico, personale medico e infermieristico – diverse modalità di approccio alla persona e al diabete, abbandono di un iter ormai consolidato negli anni, distacco da figure significative e rassicuranti. L’entrata nel mondo degli adulti, infatti, implica una relazione medico-paziente più formale, resa ancor più difficile dall’impossibilità d’incontrare coetanei durante i controlli. Per il giovane ragazzo in questo delicato momento può subentrare il timore di confrontarsi con pazienti più anziani, la difficoltà a rinunciare alle ‘premure protettive’ a cui sono abituati e l’interruzione del rapporto affettivo con il team curante. D’altro canto per la famiglia si paventa la diffidenza nei confronti di una nuova struttura e l’esclusione definitiva dalla gestione della patologia del figlio. I rischi di una cattiva gestione di questa fase possono determinare una serie di inconvenienti, primo tra tutti il fatto che il ragazzo non si rechi in nessuna delle due strutture peggiorando considerevolmente il controllo metabolico. A questo proposito, molto importante è il ruolo che possono ricoprire le associazioni delle persone con diabete, operando quale raccordo tra le strutture, facilitando l’accesso e il percorso di giovani e famiglie, anche favorendo la conoscenza di percorsi...

La tiroide nei soggetti fumatori

  Anche se il fumo di sigaretta influisce, con meccanismo ancora non chiarito, sulla funzionalità della ghiandola tiroidea. La gran parte degli studi ha rilevato che nei fumatori vi sono livelli ormonali più bassi di TSH e livelli più elevati di ormoni tiroidei (Ft3 e FT4) rispetto ai non fumatori, come se si verificasse una condizione di iperattivazione funzionale della tiroide con aumentato rischio di sviluppare l’ipertiroidismo autoimmune. La buona notizia è che tale alterazione è completamente reversibile se si smette di fumare. Quindi cosa aspettate? Anche la tiroidite di Hashimoto e la disfunzione tiroidea post-partum sono state anche associate al fumo. Inutile sottolineare che in gravidanza il fumo è assolutamente...